“Gli esiti delle indagini preliminari dell’Operazione Keu di Santa Croce sull’Arno ci sembrano molto inquietanti e confermano quanto dichiarato a suo tempo da Libera Toscana tramite i propri coordinamenti di Pisa e del Valdarno.

Siamo di fronte a una pericolosa triangolazione fra una parte delle grandi reti produttive e aziendali, il mondo politico e le organizzazioni criminali e non possiamo restare a guardare”. Andrea Bigalli, referente di Libera per la Toscana, interviene alla notizia della chiusura con 29 avvisi di conclusione propedeutici alla richiesta di rinvio a giudizio, delle indagini preliminari sullo smaltimento abusivo di fanghi di conceria del Distretto di Santa Croce.

Un atto della Procura Antimafia di Firenze atteso da tempo vista la lunga indagine condotta dai Carabinieri Forestali e dal correlato Nucleo Operativo Ecologico, che li ha portati nei Palazzi della politica regionale. Fra i reati, la corruzione elettorale.
Fra le persone raggiunte dall’avviso, funzionari, dirigenti regionali e il consigliere regionale Andrea Pieroni, accusato di aver presentato un emendamento alla legge regionale che eliminava una serie di obblighi per il consorzio e favorendo lo smaltimento illecito dei veleni.

Ma la lista dei politici prosegue con la sindaca di santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda, e con l’ex capo di gabinetto della presidenza Ledo Gori, che secondo l’accusa venne riconfermato subito dal presidente Eugenio Giani grazie alle pressioni esercitate proprio da Giulia Deidda.

Nel centro del mirino resta, infine, il potente consorzio dei conciatori di Santa Croce, con in testa il presidente Alessandro Francioni, e i cui vertici finirono agli arresti già nell’aprile del 2021.

“Non siamo qui a dire che il mondo politico toscano è in contatto diretto con la mafia – precisa Bigalli – ma la triangolazione è evidente e allarmante. Il presidente Giani ha già promesso che la Regione prenderà posizione e darà adito a tutto quello che la magistratura ha messo in atto, intervenendo direttamente verso i propri dipendenti coinvolti. E con l’occasione chiediamo ai Partiti Politici coinvolti di ripartire da un ripensamento radicale e profondo e da una chiara presa di posizione contro queste convergenze. Il mondo politico deve allertarsi nei confronti delle infiltrazioni mafiose, per evitare che si facciano affari con la mafia”.

L’accusa è di aver smaltito illecitamente migliaia e migliaia di fanghi tossici di conceria, affidati alla ditta Lerose, che l’accusa sostiene sia legata alla Ndrangheta dei Grande Aracri e dei Gallace.

Implicate anche due aziende aretine, la TCA e la Chimet che avrebbero, secondo l’accusa, conferito – con risparmi milionari – i propri rifiuti tossici proprio ai Lerose, che li avrebbero mischiati con il Keu delle concerie e con altri rifiuti tossici.